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le strade delle nostre storie

Franco Convertini - Un atto di umanità

  • Immagine del redattore: Memorie Cistranesi
    Memorie Cistranesi
  • 21 apr 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 26 nov 2018

La storia di Francesco, nostro concittadino, è un esempio per tutti noi.

Era la domenica sera del 3 novembre 1991, quasi 30 anni fa, quando, in compagnia di un gruppo di amici, ha perso la vita, nel tentativo di opporsi ad un furto d'auto. Inutile specificare che non si trattava della sua.


Abbiamo voluto chiedere ad Angela Convertini di raccontarci la storia di suo fratello Franco -è così che tutti lo chiamavano-, e la ringraziamo di cuore per la sua testimonianza.


È la prima volta che qualcuno le chiede di venire a testimoniare la storia di suo fratello?

Sí, é la prima volta.


Ci sono stati in seguito dei riconoscimenti per Franco?

Ha avuto dei riconoscimenti sia dal comune che dal Ministero dell'interno, che gli ha conferito una medaglia al valore civile. Gli è stata anche intitolata una via, quella dove è successo l'accaduto.


Quanti anni dopo gli é stata intitolata la strada?

Dopo o due tre anni, e venne anche il prefetto da Brindisi a presiedere l'evento.


Ci può dire che ricordo ha di quel giorno?

Terribile. Ero a casa con amici, stavamo passando una serata tranquilla. Ci telefonò un amico dicendoci che c'era stato un incidente.

Ci recammo all'ospedale, ma ormai non c'era più niente da fare: morì sul colpo, sparato al cuore. Furono sparate cinque o sei pallottole, di cui una prese mio fratello, un'altra andò a rompere la finestra della scuola materna, il Giannettino, e un'altra colpì un'auto parcheggiata, in cui c'era una donna incinta, fortunatamente senza recare danni.

In quel momento era con i suoi amici e la sua fidanzata. Franco credeva non fosse giusto ottenere le cose in modo illecito, arrecando danni a chi invece lavora ogni giorno onestamente: del resto non si trattava neanche della sua auto.

La strada dove avvenne il furto era secondaria, buia e poco frequentata. Non fu soltanto lui a correre dietro ai ladri, ma tutto il gruppo di amici, per cui sarebbe potuta essere una carneficina: i colpi erano sparati ad altezza d'uomo. I ladri non spararono soltanto per intimidire, non era questo il loro intento... Riuscirono a scappare.


La medaglia al valor civile

Voi come famiglia come vi siete mossi con le vie legali, si é mai riuscito a fare giustizia?

Non abbiamo mai saputo niente, sebbene all'inizio ci fosse qualcuno che aveva detto di aver visto qualcosa, ma che ha poi ritrattato.

Credo che forse abbiano potuto ricevere qualche intimidazione. Comunque non siamo venuti a capo di niente: ci hanno più o meno indicato chi fosse, un delinquente di un paese vicino che era in zona quella sera. Si seppe che l'uomo morì tempo dopo probabilmente anche lui sparato.


Dopo quell'evento hanno continuato a verificarsi furti?

In un paese tranquillo come Cisternino al massimo si poteva incontrare qualche delinquente proveniente da paesi limitrofi in cui aveva attecchito la Sacra Corona Unita. Rubavano auto o spacciavano, ma quel giorno probabilmente si sentirono braccati e quindi spararono ad altezza d'uomo.

In ricordo di Franco volevano costruirgli una statua in pineta, proprio in un luogo di ritrovo per i giovani, ma fu mia figlia stessa, avendo avuto un bellissimo rapporto con lo zio, a non volerla. Sarebbe stato triste ricordarlo con la presenza istituzionale di una statua.


Per il carattere di Franco lei si sarebbe aspettata una simile reazione?

Franco era un ragazzo altruista e si attivava per la legalità. Faceva parte dell'AVIS e spesso usciva con i ragazzi per coinvolgerli nella sua attività di speleologo.

Negli anni gli amici non hanno smesso di ricordarlo tramite messe commemorative. Sicuramente quell'atto non fu per dimostrare eroismo ma perché era nella sua indole.


Che consiglio darebbe ai giovani che si dovessero trovare in una situazione come quella capitata a suo fratello?

Io personalmente suggerirei di denunciare, di fare intervenire chi di dovere.

Non possiamo farci giustizia da soli: ancora adesso, nessuno ha mai pagato per la morte di Franco.

Ha sacrificato la sua vita, ma il suo gesto non ha avuto nessun risvolto perché i ladri hanno continuato a fare i ladri. Il più delle volte non viene fatta giustizia. Potrei sbagliarmi, ma io la penso così: la vita viene prima di tutto.


Abbiamo scambiato due parole anche con Nella Soleti, allora compagna di Franco, che era assieme a lui quella sera.

Le abbiamo spiegato che l'evento ci aveva molto colpito, e lei è stata disponibile a dirci di più.

Lei era lì quella sera. Ci potrebbe raccontare cosa è successo?

Stavamo passeggiando con un gruppo di amici, vicino alla scuola materna Giannettino, esattamente.

Un nostro amico si accorge di un furto d'auto, avvisa gli altri e cerca di inseguire i ladri. A quel punto, i ladri si sono voltati, perché c'era qualcuno che faceva da copertura, e hanno sparato all'impazzata. Ci è andata "bene", essendo morta solo una persona, ne sarebbero potute morire 4 o 5, dal momento che hanno sparato ad altezza d'uomo. E' morto sul colpo.

Erano più persone ad inseguire i ladri?

Sì.

Ci può raccontare di Francesco?

Franco, veniva chiamato così, era un bravo ragazzo, che si era sempre speso per il suo paese. Era uno speleologo, andava in grotta alla ricerca di reperti antichi con il maestro Punzi. Giocava a calcio...un ragazzo come tutti gli altri, molto attivo. Lavorava, in un azienda di telefonia.

Caratterialmente si distingueva per il suo coraggio?

(ci viene spontaneo chiederle)

No, non parliamo di coraggio. Sì, era un tipo coraggioso comunque, ma era una questione di onestà. In quel periodo si verificavano molti furti di auto, si era stanchi di vedere questo tipo di cose. Tutti i ragazzi del gruppo, sentendosi forti, hanno detto: "dovete andare via".

Era quello il messaggio che Franco e i nostri amici volevano esprimere nei confronti dei ladri, non si trattava di nessun atto di eroismo o altro.


A questo punto, Nella ci propone le sue "considerazioni personali", chiudendo con una frase bellissima ed emblematica:

Sì alla legalità, sì alla giustizia, ma soprattutto sì alla vita: la vita è una, e non torna.

 
 
 

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